giovedì 23 agosto 2012

Il bruco, la farfalla e il Sehnsucht

Ultimamente una lunga serie di situazioni di vita, sia proprie che di amici e persone vicine, mi hanno portato ad effettuare una consistente mole di riflessioni sulla necessità dell'essere umano di risolvere problemi e difficoltà per potersi migliorare e affrontare con consapevolezza e capacità la propria esistenza.
A tal proposito ieri ho letto su un sito indiano una bella storia che mi permetto di riproporvi:


Crisalide Cingulata Foto di Roberto Donna
 
Un giorno in una scuola indiana un insegnante di Scienze porta un bruco, già trasformatosi in crisalide, in classe. Chiede ai suoi studenti di dedicare del tempo all'osservazione della natura e di pazientare senza intervenire in alcun modo al miracolo della trasformazione della crisalide in farfalla.

Durante l'osservazione
il bidello bussa alla porta e comunica all'insegnante che deve recarsi in presidenza per una chiamata. L'insegnante esce dalla classe ricordando agli alunni il proprio monito: "non intervenite in alcun modo sulla farfalla". Gli alunni, restati soli, si dedicano alla contemplazione della crisalide, ma uno, turbato dalla difficoltà della farfalla ad uscire dal suo bozzolo, decide di prendere un coltellino e praticare un taglio sulla crisalide, così da aiutare la futura farfalla ad uscire. Una volta tagliato il sacco la farfalla esce dal bozzolo e dopo pochi secondi muore.
L'insegnante rientra in classe e chiede chi si sia permesso di intervenire e un alunno timidamente alza la mano dicendo: "volevo evitarle tutta quella fatica".
Il maestro risponde: "quello sforzo è necessario alla farfalla per poter diventare così forte da poter poi volare. Privarla di quella prova le ha impedito di imparare a sopravvivere. Aiutare una persona è una cosa lodevole, ma non bisogna privare nessuno delle esperienze che serviranno a fortificarlo e renderlo adatto alla vita".

Credo che questa storia sia un monito per ognuno di noi, troppo spesso salviamo i bambini dalle prove che la vita riserva loro, impediamo ai nostri cuori di soffrire in storie d'amore, cerchiamo di chiudere fuori tutte le cose che potrebbero in qualche modo destabilizzarci. Il risultato di questa non voglia di affrontare esperienze è il diventare aridi e inadatti alla sopravvivenza, di non lottare più per nulla.
Il nostro restare inerti di fronte alla crisi economica, al rincaro del petrolio, alle dichiarazioni di chi ci invita a non aver rispetto delle sentenze dei giudici è figlio di questa politica di "taglio della crisalide" che noi stessi, i nostri genitori, la tv, la politica e la società in generale ci hanno riservato. Non siamo cresciuti, non siamo in grado di affrontare i dolori, scappiamo piuttosto che tentare di risolvere le cose.
Cosa fare quindi?
La soluzione mi si è palesata oggi leggendo un post on-line di una blogger che aveva come oggetto una parola tedesca, la Sehnsucht.
In italiano la traduzione è brama, ma questo tipo di parola assume un connotato negativo decisamente ingiusto rispetto a quello che è il significato di questo termine nella sua lingua originaria. Secondo Fraintesa il significato è così definibile "la Sehnsucht è un sentimento simile alla nostalgia, ma legato a qualcosa che non si conosce ancora. E’ la ricerca di qualcosa di sconosciuto, indefinito; un desiderio che spinge chi lo prova a cercare costantemente di riempire il vuoto che sente. Chi lo prova non si accontenta di quello che ha e cerca costantemente di raggiungere nuovi traguardi che spera possano placare questo sentimento."

Penso che abbiano provato Sehnsucht i ragazzi partigiani come mio padre, che sceglievano la montagna per cercare di conoscere quello che da ventenni ancora non avevano mai visto, il mondo senza dittatura; penso che lo abbiano provato e lo provino le mamme quando sono in attesa di vedere il figlio che nascerà loro o gli sportivi che affrontano fatiche quotidiane per cercare di raggiungere un risultato importante. Credo che tutti dovremmo provare Sehnsucht ogni giorno e impedire agli altri di aprirci dall'esterno il bozzolo, perchè in fin dei conti volare con le nostre ali è l'esperienza più bella del mondo.

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